Allevamento agnelli in Romania: attenzione a scegliere i soci
La storia che sto per raccontare ha veramente del surreale. Eppure è totalmente vera: queste sono cose che fino ad una decina d’anni fa succedevano in Romania, soprattutto in provincia. Tutto cominciò con un allevamento di agnelli in Romania.
Giovanni è un’uomo semplice, in Italia fa il pastore e, visto che il mercato italiano degli agnelli è sempre fiorente, decide di aprire un allevamento in Romania, a Timisoara, assieme ad un ex dipendente romeno, Paul.

Gli affari vanno bene: Giovanni compera del terreno, costituiscono una società e cominciano ad allevare ed esportare.
Tutto va bene, dicevo, fino a quando i due non litigano, ovviamente per questioni di soldi.
L’odissea comincia con un normale trasporto, 300 agnelli, destinazione Italia. Il veterinario della dogana conta e certifica gli agnelli, d’altronde in un camion non ce ne stanno proprio, più di 300.
Una volta che il carico è stato consegnato ed i soldi incassati, Radu si reca presso gli uffici della Polizia di Timisoara. Dichiara che, su quel camion, di agnelli non ce n’erano solo 300 bensì il doppio, 600.

I poliziotti ricevono la denuncia e chiamano Giovanni per spiegazioni. Sembrerebbe una cosa semplice, vero? C’è il foglio della Dogana Romena, c’è il certificato del veterinario della frontiera, tutti dicono 300 agnelli ma, guarda caso, i poliziotti neanche leggono gli atti, e dicono al povero Giovanni che lo devono trattenere per motivi di identificazione. Neanche gli dicono che è stato arrestato.
Giovanni comparirà presto davanti ad un tribunale di Timisoara. L’accusa è pesante: contrabbando. Rischia anni di carcere e, anche sperare di rivolgersi alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo gli costerebbe un capitale per i tre gradi di giudizio e, comunque, anni pesanti alla sua età.
Per risolvere un caso così incredibile, ci volle un misto di metodi ortodossi e non ortodossi. La nostra Associazione gli mise subito a disposizione un avvocato di Bucarest per sostituire l’inetto che lo aveva difeso a Timisoara. Il nostro Presidente chiamò il Ministro della Giustizia romeno per far spostare il processo a Bucarest mentre io dovetti chiamare gente che, in genere, preferisco non contattare. Ovviamente ci fu anche da ungere qualche ruota.

Disclaimer: in queste Case Histories racconto fatti di cui sono stato personalmente testimone. Per rispetto della privacy, non indicherò i nomi delle società e delle persone coinvolte, limitandomi ad usare iniziali e nomi di fantasia. Questo racconto non vuole essere in alcun modo una denuncia ma una testimonianza diretta di fatti che, se affrontati con più professionalità e seguendo le linee guida che esprimo nel mio articolo avrebbero potuto andare ben diversamente.
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